22.6.07

 

Violenze su più di un milione di donne


Il dato emerge dal rapporto sulla sicurezza presentato ieri dal Viminale. Nel 62% dei casi a commettere le violenze sono i partner. Quasi sette milioni sono invece le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno [denunciato di aver] subito almeno una violenza fisica o sessuale nella loro vita.

La paura abita dentro casa e convive con le donne. Ogni giorno in Italia 3.150 mogli, figlie, madri o conviventi subiscono una violenza, 131 ogni ora del giorno e della notte. Quando va bene, si fa per dire, la violenza consiste in un braccio piegato, uno schiaffone o un calcio. Quando va male si tratta invece di uno stupro o, peggio, di un omicidio. E gli autori di questi atti nella maggior parte dei casi sono proprio le persone più vicine, i partner, gli uomini con i quali si pensa di voler dividere una vita e con i quali ci si ritrova invece a dover subire l'inferno.

Nel 2006 le donne che hanno subito una atto violento sono state 1 milione 150 mila, il 5,4% di quelle tra i 16 e i 70 anni, il 3,5% delle quali ha subito violenza sessuale. Un esercito. «Leggendo queste cifre sono rimasto assolutamente sconvolto», ha detto ieri il ministro degli Interni Giuliano Amato presentando il rapporto sulla sicurezza in Italia. Il titolare del Viminale si è detto colpito anche dal fatto che i protagonisti delle violenze nel 62% dei casi sono i partner: «Mi trovo in contropiede rispetto a questo». «Sono dati drammatici - è stato invece il commento del ministro per le Pari opportunità Barbara Pollastrini - per questo mi rivolgo ancora una volta la parlamento perché venga approvata nel più breve tempo possibile il disegno di legge contro le molestie e la violenza sulle donne o per orientamento sessuale in discussione».

Da tempo si sa come le mura domestiche siano tutto tranne che quel luogo sicuro che si vorrebbe far credere, e come è proprio all'interno della famiglia che si verifica il maggior numero di atti violenti non solo contro le donne ma anche contro i bambini. Fa una certa impressione, però, vedere le cifre di questa guerra quotidiana messe in fila una dietro l'altra come ha fatto ieri il Viminale. Negli ultimi dodici mesi - spiega il rapporto del ministero degli Interni - sono state 1 milione 150 mila le donne che hanno subito violenza, il 5,4% delle donne dai 16 ai 70 anni: il 2,7% ha subito violenza fisica, il 3,5% violenza sessuale e lo 0,3% stupri o tentati stupri. Spingere, strattonare, afferrare, storcere un braccio o tirare i capelli sono i comportamenti subiti dalla maggioranza delle vittime di violenza fisica (dal 56,7%); una quota quasi altrettanto elevata, il 52%, ha subito minacce, il 36,1% è stata schiaffeggiata, presa a calci, pugni o morsi, il 24,6% è stata colpita con oggetti.

Appaiono, invece, meno diffuse alcune forme più gravi, comunque presenti, come l'uso o la minaccia di usare una pistola o il coltello (8,1%) o il tentativo di strangolamento, soffocamento o ustione (5,3%). Tra le violenze sessuali, sono invece le molestie fisiche sessuali a rappresentare la forma decisamente più frequente (per il 79,5% delle vittime), seguite dai rapporti sessuali non desiderati (19,0%), dai tentati stupri (14,0%), dagli stupri (9,6%) e dai rapporti sessuali vissuti dalla donna come degradanti ed umilianti (6,1%). Le violenze fisiche sono state commesse dal partner nel 62,4% dei casi, le violenze sessuali, senza considerare la molestia, nel 68,3% dei casi e gli stupri nel 69,7% dei casi.

Le donne tra i 16 e i 70 anni che inoltre hanno subito almeno una violenza fisica o sessuale nel corso della vita sono 6 milioni 743 mila, pari al 31,9% della classe di età considerata. Tre milioni 961 mila donne, pari al 18,8%, sono state vittime di violenze fisiche, 5 milioni (il 23,7%) hanno subito violenze sessuali. Più in particolare, nell'ambito delle violenze sessuali, 482 mila donne sono state vittime di stupro e 703 mila di tentato stupro nel corso della loro vita. Complessivamente, circa 1 milione di donne (il 4,8%), quindi, ha subito stupri o tentati stupri. Due milioni 77 mila donne, infine, il 18,8% delle donne che hanno avuto un partner e che si sono separate da lui, al momento della separazione o dopo di essa hanno subito forme di stalking, cioè di persecuzione che le hanno particolarmente spaventate.

(il manifesto, 21.6.07)

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12.6.07

 

Taranto: donne lavoratrici in lotta


(Riceviamo e pubblichiamo) E' in corso da molti giorni a Taranto una grande lotta delle donne, lavoratrici che per tre giorni hanno bloccato quasi l'intera città, hanno fatto duri presidi sui posti di lavoro, per difendere lo sciopero, e che giovedì scorso hanno portato anche a Roma la forte protesta e rabbia; é la lotta delle donne più sfruttate e oppresse, che sta assumendo in tanti momenti le forme della rivolta - e non a caso durante i blocchi, le dure manifestazioni, le occupazioni, le lavoratrici parlano di fare come le banlieues di Parigi; una lotta di donne "diversa/nuova" in un paese imperialista; una lotta irriducibile perchè si carica di tutta la condizione di tantissime donne, anche di altre realtà, che, a fronte del lusso, dello spreco, delle immagini di donne patinate che ci sbattono in faccia televisioni, massa media, devono vivere con 400 euro al mese, che oggi rischiano di vedersi ridurre o togliere anche questo misero salario; che devono mantenere, spessissimo da sole, i figli; che, alla faccia delle esaltazioni di Ratzinger, Berlusconi o Prodi, sulla "famiglia", gridano con tutta la loro rabbia qual'é veramente la realtà della famiglia della gente che lavora, del ruolo delle donne che si devono smazzare dalla mattina alla sera, fuori e dentro casa per cercare di "tirare avanti", di non mollare, di non lasciarsi andare alla disperazione.

Una lotta che sta mettendo in campo tutta la forza, la ribellione delle donne verso l'intero sistema del teatrino della politica, delle istituzioni borghesi - sono le donne che hanno minacciato di "bruciare" i seggi elettorali a Taranto, e hanno costretto i candidati sindaci del centrosinistra a venire sul ponte occupato di Taranto a parlare al megafono dello slai cobas, a prendersi le forti proteste. Una lotta che sta facendo veramente paura ai partiti e ai responsabili del governo e delle istituzioni anche a Roma.

MA QUESTA LOTTA SEMBRA NON ESISTERE PER I MASS MEDIA, anche quelli che si piccano di essere di sinistra. MA SEMBRA NON ESISTERE ANCHE PER LE "FEMMINISTE" DOC, QUELLE CHE FANNO BEI CONVEGNI, RIUNIONI, PER PARLARSI ADDOSSO, PER CERCARE SOLO DI DARE ALLE DONNE (CIOE' A LORO) UN PICCOLO POSTO DI POTERE, UNA "QUOTA" NEI "POSTI CHE CONTANO". CHE SCHIFO!!

NOI CHIAMIAMO LE LAVORATRICI, LE DONNE IN LOTTA IN ALTRE REALTA', I COLLETTIVI DI DONNE, A DARE IL LORO APPOGGIO A QUESTA LOTTA DELLE LAVORATRICI DI TARANTO, A FARLA CONOSCERE, AD ESSERE LORO VICINE, come noi siamo vicine a tutte le donne che stanno lottando in prima fila, portando una doppia ribellione e la volontà di un mondo migliore e più giusto. VOGLIAMO RINGRAZIARE LE LAVORATRICI DI PALERMO, E IN PARTICOLARE LE LAVORATRICI E I LAVORATORI DELLE SCUOLE SLAI COBAS, CHE IN QUESTO PERIODO CI SONO STATE SEMPRE VICINE, CON IL LORO CALORE E IL LORO SOSTEGNO!

TA. 9.6.07

LE LAVORATRICI SLAI COBAS TARANTO

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
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[N.d.R.: pubblichiamo volentieri ogni cronaca di lotta delle donne proletarie. Rileviamo, tuttavia, che - in questo caso - la notizia è priva di riferimenti specifici (quante lavoratrici, di quali aziende, in quali date e luoghi precisi). Chi avesse dati in proposito, ce li comunichi cortesemente. Grazie.]

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11.6.07

 

Ma non dovevano liberare le donne dal burka?


Chi aveva detto che andava a bombardare l'Afghanistan per liberare le donne dal burqa? Non solo Bush non le ha liberate dall'ingombrante fardello ma ha garantito il potere ai signori della guerra che, tra l'altro, mettono a tacere le donne eliminandole fisicamente. (Giuliana Sgrena)

Due giornaliste afghane sono state assassinate in una settimana. L'ultima della lista è Zakia Zaki, di Parwan, a nord di Kabul, direttrice di Radio pace. Ma chi ha aiutato Zakia a realizzare l'emittente, che dà voce alla gente comune e alle donne, non ha potuto proteggerla da chi non vuole la pace e non vuole riconoscere i diritti delle donne. E non sono solo i taleban. Peraltro Zakia aveva iniziato il suo lavoro di giornalista prima ancora della caduta dei taleban: Parwan era sfuggita al controllo degli studenti di teologia. Ma la giornalista, che insieme alla libertà di espressione difendeva il diritto allo studio delle donne (negata per legge dal presidente Karzai a quelle sposate), era anche direttrice di una scuola a Jabal al Siraj. E soprattutto, durante i lavori della Loya Jirga (il parlamento, che allora era una sorta di costituente) nel 2003, aveva denunciato i crimini dei signori della guerra.

Un gesto imperdonabile. Che è costato l'espulsione dalla Loya Jirga a un'altra giovane donna coraggiosa, Malalai Joya, eletta nella provincia di Farah. Dopo essere stata picchiata e minacciata di stupro all'interno del parlamento, è stata espulsa (per aver paragonato la Loya Jirga a uno zoo), ora non può lasciare il paese e rischia di perdere la protezione. Quel che potrebbe succedere è facilmente immaginabile.Malalai come Zakia, e altre donne che ci hanno fatto conoscere un Afghanistan diverso da quello dei signori della guerra e della droga, sembrano non avere cittadinanza nel proprio paese. Il pretesto della guerra al terrorismo lanciata da Bush ha legittimato un regime sanguinario, fondamentalista e corrotto (purtroppo sostenuto anche dall'Italia, con l'esercito e lauti finanziamenti) che non ha nulla a che vedere con le aspirazioni del popolo afghano, che pure aveva sperato in un aiuto dell'occidente. Abbiamo bisogno di una protezione per non essere eliminati, ci ha detto recentemente Malalai Joya, auspicando però un ruolo diverso dell'occidente con un'assunzione di responsabilità da parte dell'Europa per porre fine all'aggressione americana. Se l'uccisione di Zakia dimostra l'efferatezza con cui gli ex mujahidin continuano a combattere la loro «guerra santa» (più per il potere che per dio) non meno allarmante è l'assassinio di Shakiha Sanga Amaaj, 22 anni, conduttrice della tv privata Shamshad, che sarebbe stata uccisa per aver rifiutato una proposta di matrimonio.

E' l'altra faccia della medaglia: le donne non possono scegliere, vengono date in sposa giovanissime e se hanno la possibilità di rifiutare vengono uccise, altrimenti, spesso ricorrono al suicidio. Sono centinaia i casi ogni anno. Il suicidio è l'ultima scelta per una donna che non ha altro modo per sfuggire agli abusi, ammette Sima Samar, presidente della Commissione indipendente per i diritti umani, già accusata di apostasia.

(il manifesto, 8.6.07)

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"La donna libera dall’uomo, tutti e due liberi dal Capitale"

(Camilla Ravera - L’Ordine Nuovo, 1921)

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Sciopero generale, subito!

Stop agli omicidi del profitto! Blocchiamo per un giorno ogni attività. Fermiamo la mano assassina del capitale. Organizziamoci nei posti di lavoro in comitati autonomi operai con funzioni ispettive. Vogliamo uscire di casa... e tornarci!

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